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Camera con svista. L’adrenalina schizza a mille di Franco Laratta

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Uscito dagli archivi (postumi) dell’Istituto Luce, servizio di (cine) giornale (della politica italiana) su come il premier trascorre le ore dell’approvazione del processo breve alla Camera. La firma è del deputato del Pd. di FRANCO LARATTA*

Nella foto, ilarità generale; Silvio brinda

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di FRANCO LARATTA*

La seduta fiume sul “processo breve” ha impegnato la Camera fino a tarda notte e messo a nudo per l´ennesima volta le storture di questa maggioranza: ligia nel rispettare il calendario delle “presenze intelligenti” stilato dal capo; compatta nell´affollare i banchi del Parlamento nelle sole giornate da bollino rosso.

Di buon´ora, il Premier è giunto a Montecitorio con l´abito della festa, i postumi dei festini, un prodigioso incarnato liscio e luminoso: non un solco, scavato magari da un´antica varicella o acne, comune a molti; non una cicatrice, testimone di lesioni più o meno recenti, subìte o procuratesi.

Due lunghe ali di folla al femminile, disegnate e agitate da una mora, più brava a spremere che a produrre succo, hanno cominciato a scandire al suo passaggio lo slogan neofemminista “Il porco è mio e lo gestisco io!”. Tra il compiacimento del Presidente e la soddisfazione di mamme, papà, fratelli… che, in preda a deliranti languori, incitavano da lontano le rispettive congiunte a sbracciarsi ed ammiccare più delle altre.

La scena da “Polvere di stelle”, con le famiglie armate di ambizione fino ai denti nel difendere il presunto jus primae noctis acquisito sul campo dalle figlie, ha indispettito il codazzo dei gelosi onorevoli al seguito, ordinati in fila per due, col resto di venti “responsabili”, offertisi per concludere la parata e parare l´inconfessabile, in cambio di una vigorosa pacca a sud delle spalle. Gli infastiditi parlamentari, prima di essere inghiottiti dal Palazzo, si sono congedati dagli impertinenti rivali con cori da stadio decadenti: “Ma `ndo vai se il Banano non ce l´hai?”. Nulla di nuovo. Questa rilassatezza nei costumi è penetrata già da tempo nelle sacre aule delle istituzioni, in linea con la volontà dell´attuale leader di centrodestra di accelerare il cambio di destinazione d´uso degli storici palazzi.

L´avvio dei lavori ha rievocato, per le modalità di svolgimento, alcuni giochi popolari: il silenzio, rubabandiera e la classica bottiglia. Se da un lato la maggioranza si è rivelata formidabile nel tacere dinanzi ad un disegno di legge spudoratamente ad personam, salvo qualche timido singulto prontamente ingoiato e attribuito all´allergia da gesso; l´opposizione ha macinato chilometri per sottrarre agli avversari il pericoloso cancellino, arrendendosi all´evidenza di un gioco falsato dal principio, nel quale l´ambìto oggetto era sempre stato nelle mani del Premier, unico arbitro della partita.

Questi, erudendo il suo ministro più ubbidiente, con la pazienza che si usa con un bambino nell´insegnargli ad attraversare la strada, si è assentato spesso dalla chiassosa e improduttiva aula. Una talpa ha monitorato i suoi spostamenti nell´arco della giornata, notte compresa, e ha fatto trapelare all´esterno indiscrezioni piccanti. Nel pomeriggio, il pedinato ha varcato la soglia di un accogliente studio di Montecitorio, accompagnato da alcune parlamentari, con le quali ha improvvisato il suddetto gioco della bottiglia, sostituita da un cancellino astutamente tarato per vincere a mani basse. Ad altezza gonna, per la precisione.

All´ora dell´aperitivo, intonando un impudico `Libiamo!´, ha alzato il calice davanti alla buvette, assediata dalle ragazze disinvolte che fuori lo avevano acclamato, per ricordare l´ex amico Gheddafi, che fino all´ultimo non ha inteso disturbare. Colui che, grazie al petrolio, lo ha tenuto caldo più di un pullover di lana… ma sempre meno di una bella sottana, sia chiaro! Ha quindi posato il bicchiere, attraversato da un prepotente mal d´Africa discioltosi in generosa acquolina dal retrogusto amaro: conclusa la legislatura, che ne sarebbe stato del suo progetto africano di realizzare ospedali, formare infermiere, partecipare a safari selvaggi, orfano di una preziosa guida come quella del Colonnello?

Per scacciare i brutti fantasmi e neutralizzare quelli ancora più brutti, da disintossicare magari in Africa, dove il ricorso alla denuncia (nascite comprese) è meno impulsivo, si è diretto in aula per seguire lo sviluppo del dibattimento e assicurarsi che ciascuno dei suoi soldatini avesse ricevuto il cestino per scongiurare fatali assenze durante le votazioni. Le oltre trecento strenne, reazione a una nuova crisi di shopping compulsivo, stavolta avevano incontrato i gusti dei destinatari. Dinanzi alla patetica melina di un´opposizione frustrata, dedita a bruciare il tempo leggendo regole superflue, con un appeal inferiore alle istruzioni contenute in un qualsiasi libretto di elettrodomestici, è uscito dall´aula, e con un fischio da pastore inflessibile ha richiamato a sé le vivaci fanciulle parcheggiate in buvette.

Avvinghiato ai fianchi di due fortunate, grazie a braccia tentacolari e mani battitrici libere, capaci di sondare nervosamente anche gli altri corpi in un primo momento trascurati, si è tuffato in sala relax, accessibile solo agli amici del “club della prostata” e ai commessi incaricati di trasportare champagne per spegnere incendi o – malignano – per truccare la performance agli occhi femminili.

Con l´aria stravolta per la faticosa sessione di mosca cieca, nella quale è venuta a galla la sua vocazione repressa di carabiniere; e una bizzarra pompetta penzolante da una tasca, simile a quella di un manometro, il Premier ha raggiunto la sua “stanza ovale” per svolgere un po´ di attività istituzionale, approfittando della stasi dei lavori e in attesa di stimoli inediti per ricreare artificialmente un nuovo plateau.

Assistito da una stenografa con un taccuino pasticciato, si è messo in contatto col Vaticano, incassando un attestato di moralità politica costato un occhio benevolo verso la scuola privata e l´antipatica Ici. Riguardo al sostegno della natalità, con cui saldare il debito, il Premier ha confessato di non poter far più molto, con suo rammarico e quello della riservata compagna.

Irraggiungibili i suoi colleghi premier per una curiosa congestione della rete internazionale, ha ripiegato mettendosi in contatto con Lampedusa, ribadendo svogliatamente al sindaco gli investimenti annunciati e dichiarando la personale disponibilità ad ospitare donne profughe: intenzione sdrammatizzata dalla richiesta di escludere racchie e perditempo, e impreziosita dall´inevitabile barzelletta ad orologeria.

Consumata la frugale cena – resa più divertente dagli aeroplanini di pasta fatti decollare dalla segretaria e dirottati dal dispettoso inappetente in direzione della stessa, con lo scopo di avvicinare le sue labbra e condividere lo spaghetto in un remake trash di Lilly e il Vagabondo – ha fatto irruzione nella stanza l´incontenibile mora, responsabile dei casting, che ha annunciato smaniosa un bastimento carico di starlette in arrivo.

Alla notizia, il Presidente è saltato sulla sedia, provocando la rovinosa caduta della sua assistente, ospitata sulle gambe. Lasciata a terra, per la fretta di predisporre una degna accoglienza, l´´ammaccata´ ragazza si è consolata all´idea di aver scampato la breccia di Porta Pia, nella revisione storica offertale dal Premier all´interno della sua opinabile lectio magistralis.

Due ore di preparativi, rallentati dal frastuono proveniente dall´Aula, per trasformare un ampio salone in un accampamento berbero dotato di pali da lap dance e ingentilito da una soffice e originale neve che sale dal basso. Senza dimenticare la musica e un goccino di alcool per rendere più frizzante il pigiama party più esclusivo della Camera.

Con l´adrenalina schizzata a mille, il Presidente è uscito dal palazzo per andare incontro al pullman delle gradite ospiti, di cui i bodyguard avevano segnalato l´arrivo. Insensibile al freddo, pungente nonostante la notte serena, ha subìto un violento shock termico ed emotivo nel constatare che le guest star agognate erano arzille vecchine della casa di riposo “Starlette”, entusiaste della loro prima notte bianca tra i monumenti della capitale.

Morso dal disappunto, ha preteso chiarimenti dalla responsabile mora, che, costernata, ha ammesso la grossolana svista nella compilazione dell´ordine. La situazione stava prendendo una brutta piega, quando in Aula si è levata un´ovazione, sporcata dai soliti innocui malumori, ma così deflagrante da risuonare in tutto il vecchio Palazzo, affacciarsi in strada e lambire le coste degli esìli dorati.

L´esito positivo della votazione, riportato in via ufficiosa da voci di corridoio, è stato confermato dai suoi ragazzi, usciti dall´Aula al suono della campanella e impazienti di fargli le feste. Il Presidente, visibilmente commosso, li ha ringraziati per la lealtà e la coesione dimostrate. Smaltita la delusione di qualche minuto prima, ha invitato un numero ristretto di deputate a seguirlo. C´era il costo di una megatenda e spese accessorie da ammortizzare. Un serio imprenditore-governante non tollera sprechi, né mette mano al portafoglio degli italiani con insistenza. Si accontenta di fugaci toccatine.

FRANCO LARATTA*

*Deputato del Partito Democratico


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